CSI - Centro Sportivo Italiano - Comitato di Reggio Emilia

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Csi Reggio incontra i candidati sindaci alle amministrative 2019: 'Giochiamo insieme?'

Alle 18.30 al Loris Malaguzzi, una tavola rotonda per discutere sul futuro dello sport a Reggio

Un confronto aperto, moderato dal giornalista Matteo Iori, sul futuro dello sport a Reggio. Ieri sera l’auditorium del centro internazionale Loris Malaguzzi ha ospitato, oltre ad alcune società ed enti sportivi reggiani, i cinque candidati in corsa alle amministrative: Luca Vecchi (Pd), Roberto Salati (centrodestra), Rossella Ognibene (Movimento 5 stelle), Cinzia Rubertelli (Alleanza Civica) e Daniele Codeluppi (Reggio in comune). L’occasione è valsa a inquadrare, nel clima di elezioni imminenti, quali siano le intenzioni e le idee dei potenziali amministratori riguardo lo sport dilettantistico a Reggio.

 È stato Alessandro Munarini, presidente provinciale Csi Reggio, a introdurre il tema della serata: «’Giochiamo insieme?’: è una domanda provocatoria e al contempo una vera e propria richiesta nei confronti di chi amministrerà la nostra città, per riconoscere il valore dello sport di base e delle società sportive del territorio. Ciò che chiediamo alla futura amministrazione sono strumenti che possano aiutare le centinaia di volontari delle società sportive. Coloro che, ogni giorno, si assumono personalmente responsabilità amministrative, fiscali e di tipo infortunistico. Per non parlare delle difficoltà nel districarsi in quel mondo incomprensibile della burocrazia».

Dato il ‘la’, si apre il confronto. Il giornalista e moderatore Matteo Iori lancia quindi il primo tema: come accordare la gestione dello sport e la responsabilità sociale?

Il ricandidato e attuale sindaco Luca Vecchi ribatte mettendo sul piatto «la creazione di un assessorato dedicato allo sport e al benessere della persona, senza nulla togliere alla fondazione per lo sport. Saranno due polarità che agiranno insieme e in collaborazione». «Vogliamo creare un nuovo progetto – continua Vecchi – che include pediatri, cardiologi, scuole e società sportive. Un progetto sui corretti e sani stili di vita che possa rilanciare l’importanza dell’attività sportiva, sia dal punto di vista fisico che sociale. Al contempo, s’intende investire sulla prevenzione delle patologie nascenti proprio dall’assunzione di uno stile di vita sedentario». Si appella invece alla legge di bilancio 2019 il Movimento, dove si tratta anche delle risorse da dedicare alla gestione dello sport. «È necessario – risponde Rossella Ognibene – rilanciare i progetti sportivi e le attività con le scuole, ma soprattutto creare una condizione di accessibilità totale per chi presenta disabilità. Dev’essere un’attività di tipo sistematico: partendo dalla promozione e il sostegno dell’attività sportiva nelle scuole, la disabilità e il suo accesso allo sport resta un tema fondamentale. In questo modo non solo si dà sostegno alla singola persona, ma si arriva anche a evitare spese che graverebbero sul sistema sanitario nazionale. Rientra quindi nell’interesse di tutta la comunità». «Io lavorerei sul confronto tra tutti gli enti coinvolti nella gestione dello sport di base», ribatte Daniele Codeluppi. «La mission di ‘Reggio in comune’ guarda alla creazione di un nuovo asset, come gli ‘Stati generali’ dello sport. Nondimeno, un punto fermo deve essere l’avvicinamento dei ragazzi allo sport, evitando quindi una selezione ossessiva e appianando le differenze di genere. Bisogna fare tutto il possibile per richiamare i giovani ai valori educativi e comunitari dello sport». L’isolamento e l’abbandono sono temi cari anche a Cinzia Rubertelli: « Il problema del disagio giovanile e dell’isolamento è sotto gli occhi di tutti, servono dei progetti per contrastare l’abbandono sportivo. Giochiamo insieme? Certo, coinvolgendo tutta la cittadinanza». «Negli anni – ha continuato – è mancato un anello di congiunzione fondamentale e un modello direzionale rigido, per cui i rapporti con le società sportive si sono incrinati. Bisogna riportare tutta la gestione al Comune, lasciando alla fondazione le attività di promozione e assistenza tecnica». Conviene Roberto Salati sulla necessità di avere «un’organizzazione coesa e orientata. Lo sport è una scuola di vita grazie alla quale i ragazzi possono non solo affacciarsi alla società e al contatto umano, ma anche evitare l’attaccamento ai dispositivi digitali e la conseguente sedentarietà. Da tutti questi interventi emergono criticità particolari e la parole sono belle, ma c’è bisogno anche dei fatti».

La domanda successiva è, appunto: cosa fare, in concreto, per aiutare le società sportive sia dal punto di vista economico che pratico/gestionale?

Roberto Salati: «Bisogna passare da un aspetto di volontariato a uno più manageriale. Vale a dire cercare di attirare sponsor e sostenitori, per poter creare iniziative e finanziamenti a tutto quello che è il mondo dello sport. Penso a Rimini dove anziché basarsi su fondi pubblici, con una sponsorizzazione da parte di una multinazionale (la Kinder) hanno stanziato 120mila euro per un’iniziativa che ha avuto molta visibilità. Potrebbe essere la chiave di volta per riuscire a coinvolgere partnership finanziarie per sviluppare anche delle strutture, come qui potrebbe essere il Mirabello. Dare un aspetto polifunzionale, adatto a tanti sport perché le società non si debbano più rivolgere a strutture esterne».

 

Cinzia Rubertelli: «Le società sportive non possono diventare un’impresa e la burocrazia non può limitare le loro funzione primarie. Il Comune può fare un’analisi politica attenta per proporre una riforma normativa, oltre a investire nella formazione della dirigenza delle società stesse. Di cinque anni in cinque anni, i problemi restano: abbiamo visto la fondazione chiudere con degli utili, mentre le società sportive non riuscivano a guardare al giorno dopo. Questa situazione va affrontata in un’ottica di sistema, rendendo più efficienti i servizi e creandone di nuovi per eliminare le diseconomie e ottimizzare i tempi. Altro punto all’ordine del giorno devono essere le strutture: ho visto una società arrivare in sala del Tricolore a chiedere un campo con una mozione popolare. Non un palazzetto, solo un campo. È quasi drammatico da ascoltare».

Daniele Codeluppi: «Non sono un addetto ai lavori dello sport, ma la riforma del terzo settore porta spesso molte realtà a dover creare un ufficio tecnico, senza avere effettivamente gli strumenti per farlo. Mettiamoci anche la legge Gabrielli, che aumenta decisamente il caos nell’organizzazione delle iniziative associative di base. Ci sono dirigenti che si trovano ad avere delle responsabilità penali ed economiche di cui spesso non si rendono conto, o se lo sanno non vogliono prendersi questa responsabilità. Il Comune potrebbe creare un ufficio unico per la documentazione, sua ed esterna, di riferimento per le società sportive di base, oltre a un corso di formazione per migliorare l’assetto organizzativo dei volontari».

Rossella Ognibene: «L’articolo 5.24 del protocollo d’intesa tra Comune e fondazione per lo sport, in modo veramente inaccettabile, scarica sui dirigenti delle società sportive e gestori degli impianti tutte le responsabilità in ordine di sicurezza. È il Comune che deve dare impianti accessibili e sicuri, cosa in cui al momento è carente al massimo. Il vostro impegno, passatemi il termine, ha una valenza eroica nell’assumervi responsabilità che potrebbero anche sfociare nel penale. Il primo compito è quindi quello di mettere in sicurezza gli impianti, poi creare uno sportello unico per le attività legate allo sport come riferimento burocratico di raccordo e sostegno. In questo modo sarà molto più limpido ciò che il Comune deve e può dare, o fare, rispetto alle vostre richieste».

Luca Vecchi: «Per inciso: il progetto Kinder è finanziato dai soldi del Coni, quindi dello Stato. Facile dire di adoperarsi per trovare le risorse: rimaniamo amministratori pubblici e promettere che chiameremo un privato per chiedere una sponsorizzazione, vorrebbe dire mentire. In questi anni abbiamo abbattuto di oltre 40 milioni il debito storico dell’amministrazione, abbiamo un bilancio coi conti in ordine e possiamo ancora investire. Nei prossimi cinque anni ci concentreremo molto sull’impiantistica sportiva, dalla manutenzione fino alla realizzazione di nuovi impianti. Quando arriva una società a chiedere un campo, sta chiedendo un impianto nuovo che costa un milione di euro, parliamoci chiaro. Lo sportello unico non è di facile attuazione ma sarà fatto. Pensare poi che da volontari possiamo diventare tutti manager, è sbagliato: l’associazionismo sportivo deve poter contare ancora su un gran numero di volontari e un gruppo più piccolo di professionisti».